Il car sharing , in Italia come nel resto del mondo, si sta sviluppando in maniera estremamente dinamica non solo per quanto riguarda l’utenza, ma anche per quanto riguarda gli schemi di servizio, gli ambiti applicativi, le soluzioni organizzative, gli attori presenti sul mercato.
E’ molto chiara l’impressione di trovarsi nel mezzo di un processo evolutivo che porterà a forme diverse di car sharing in tempi non lunghi.
Ad oggi esistono due principali punti critici del car sharing.
- La sostenibilità economica del servizio è problematica, sia per i piccoli sia per i grandi operatori. Il mercato ha già decretato la fine di svariati operatori, soprattutto di minori dimensioni e la dismissione di servizi forniti da aziende pubbliche. Questo di fatto costituisce il più importante interrogativo sul futuro del car sharing.
- La presenza massiccia del servizio è soprattutto nelle grandi aree urbane, soprattutto del nord. Le realtà medie e piccole ne restano in gran parte escluse, per motivi prevalentemente legati alla menzionata sostenibilità economica.
Il fatto che molti grandi giganti industriali del mondo dell’auto, dell’autonoleggio, del trasporto, abbiano investito pesantemente sul car sharing rappresenta sicuramente una garanzia di continuità. D’altra parte proietta il car sharing in una pura logica di business, spesso presidiata da grandi e grandissime imprese. Il che di per sé non garantisce un miglioramento complessivo del sistema della mobilità. Come il caso del trasporto pubblico insegna, il successo è raggiungibile solo con una giusta mistura di iniziativa privata e pianificazione e regolamentazione pubblica. Il car sharing fa parte e deve far parte di un sistema integrato di mobilità urbana che deve avere una sua razionalità e efficacia complessiva, in cui le varie componenti devono essere sinergiche e complementari. E’ necessario che le Pubbliche Amministrazioni, i Comuni in primis, si approntino ad impiegare la mobilità condivisa come uno strumento di mobilità urbana a tutti gli effetti, cosa che non tutti sono oggi in grado di fare.
D’altra parte sembra anche chiaro che il futuro vedrà anche grandi modifiche riguardanti gli schemi di servizio. La dicotomia tra servizi a flusso libero e a prenotazione, che fino ad ora ha nettamente diviso, e qualche volta contrapposto con effetti nefasti, il campo del car sharing, è destinata a sparire a favore di schemi che permetteranno entrambi gli utilizzi. Ciò permetterà non solo di ottimizzare l’utilizzo del parco ma anche di soddisfare esigenze di mobilità sempre più ampie.
Un altro elemento che spingerà la diffusione del car sharing sarà la crescente disponibilità di sistemi tecnologici di gestione sempre migliori e a prezzi contenuti, generalmente acquisibili come servizio. In venti anni la tecnologia ha introdotto l’uso universale degli smartphone come terminali personali di interfaccia con tutti i servizi, rivoluzionando i sistemi di prenotazione e di accesso, ha incrementato drasticamente le prestazioni e contemporaneamente ha ridotto di 10 – 20 volte i costi. Benché la tecnologia non abbia mai costituito la voce di costo più rilevante, il fatto favorisce tutti gli operatori, a cominciare dai più piccoli.
Per cogliere al massimo le potenzialità del car sharing come alternativa all’auto privata, occorre che un sempre maggior numero di cittadini rinunci al possesso dell’auto utilizzando il sistema integrato dei trasporti, di cui il car sharing costituisce un tassello importante. Gli ostacoli su questa via sono principalmente due:
- La frammentazione dell’offerta e degli schemi di car sharing. In questo senso la convergenza sopra menzionata tra i diversi schemi migliorerà l’offerta rendendo più agevole rinunciare all’auto di proprietà. Un altro contributo importantissimo sarà dato dall’affermarsi della logica e della piattaforme MAaS (Mobility as a Service) che permettono di creare un’offerta integrata di trasporto tra diversi operatori e modi di trasporto, che presenta al cittadino un sistema virtuale integrato di trasporti accessibile attraverso una sola interfaccia tecnologica (un’app).
- I vincoli di convenienza economica. Una recente ricerca di ICS ha dimostrato che la percorrenza chilometrica per cui l’utilizzo del car sharing è economicamente conveniente rispetto a quello della vettura privata è piuttosto bassa rispetto alle percorrenza medie italiane e, soprattutto, sale drasticamente con l’età della vettura. Ciò, in un paese dove l’età media del parco è sopra i 10 anni, deprime la competitività del car sharing. Sono quindi necessarie da una parte politiche che tengano conto delle minori esternalità legate al car sharing e riequilibrino i vantaggi a favore del modo meno impattante, dall’altra organizzazioni del servizio che possano limitare i costi di utilizzo, allargando la platea di soggetti che possono potenzialmente rinunciare all’auto di proprietà.
Il car sharing tra privati è destinato ad allargarsi e ciò avrà comunque un effetto benefico in termini di limitazione del parco, anche se le reali potenzialità sono ancora tutte da verificare.
Infine un uso più razionale del parco di veicoli circolante necessita che le tecniche di car sharing vengano anche adottate da enti che possiedono parchi di vetture (aziende ma anche Enti Pubblici). La condivisione potrà essere non solo tra dipendenti, ma anche con altre aziende ed Enti (parchi vetture in comune) e anche con la cittadinanza quando i veicoli non sono usati dalla proprietà. Come visto l’ostacolo più grave in questo senso, oltre a quello culturale, è rappresentato dalla normativa, che rende difficile l’apertura delle flotte a terzi.
In generale tutto il mondo del car sharing e della mobilità condivisa soffre di una mancanza di normativa, già più volte sottolineata da più parti. Questa mancanza può rappresentare un limite allo sviluppo, ma anche un pericolo di uno sviluppo abnorme, che ne vanifichi i potenziali benefici. Si sente l’urgenza di una normativa essenziale, che non limiti l’iniziativa imprenditoriale in un mercato ormai aperto, ma che definisca al contempo requisiti minimi di servizio e definisca il ruolo dei Comuni, ricordando che si tratta di servizi di trasporto destinati a tutti i cittadini e che utilizzano beni pubblici come la strada e il suolo e che si devono integrare con l’intero sistema di mobilità urbana.