Da qualche tempo, soprattutto in Nord America, in Francia e nel Nord Europa, si è sviluppata una pratica di condivisione della vettura tra privati cittadini. In Italia al momento la pratica è piuttosto limitata, ma esiste un primo nucleo di servizi di questo genere.
Il concetto è semplice: un cittadino che disponga di un’auto, nei periodi in cui non la utilizza la può mettere a disposizione di altri. La cosa è resa possibile su larga scala da piattaforme web che si incaricano di mettere in contatto domanda e offerta, garantendo anche adeguate coperture assicurative aggiuntive a quelle standard per il veicolo nel periodo di utilizzo da parte dei terzi. Al proprietario dell’auto viene riconosciuto dal terzo il rimborso dei costi variabili sostenuti e un rimborso dei costi fissi proporzionale all’utilizzo che ha fatto dell’auto. Normalmente questo rimborso è calcolato sul tempo utilizzato e sui kilometri percorsi.
Questa pratica ha potenzialmente una platea molto ampia e senza specifici limiti geografici (anche se ovviamente è più facilmente usufruibile nelle città che nei territori a domanda debole). Potrebbe quindi dare un contributo sostanziale alla diffusione delle pratiche di condivisione, e limitare la diffusione della proprietà dell’automobile.
Le barriere più consistenti sono legate alla normativa, che in Italia richiede, per il noleggio, l’immatricolazione della vettura ad uso terzi, e una attività di tipo imprenditoriale (per questo si parla di rimborsi e non di tariffe). Il problema assicurativo è stato la momento risolto ma in un ambito ristretto.
La pratica è sicuramente destinata ad allargarsi, anche coinvolgendo i parchi vetture non solo di privati, ma di aziende, pubbliche amministrazioni, ecc., che vedono in questa pratica una possibilità di razionalizzare l’uso del loro parco. Per permettere uno sviluppo sostanziale è però necessario dare una risposta strutturale ai problemi di tipo normativo esistenti.